Quadro primo

«...Mimì era una graziosa ragazza che doveva particolarmente simpatizzare e combinare con gli ideali plastici e poetici di Rodolfo. Ventidue anni; piccola, delicata... Il suo volto pareva un abbozzo di figura aristocratica; i suoi lineamenti erano d'una finezza mirabile...

«Il sangue della gioventù scorreva caldo e vivace nelle sue vene e coloriva di tinte rosse la sua pelle trasparente dal candore vellutato della camelia...

«Questa beltà malaticcia sedusse Rodolfo... Ma quello che più lo rese innamorato pazzo di madamigella Mimì furono le sue manine che essa sapeva, anche tra le faccende domestiche, serbare più bianche di quelle della dea dell'ozio».



In soffitta.

Ampia finestra dalla quale si scorge una distesa di tetti coperti di neve. A sinistra, un camino. Una tavola, un letto, un armadietto, una piccola libreria, quattro sedie, un cavalletto da pittore con una tela sbozzata ed uno sgabello: libri sparsi, molti fasci di carte, due candelieri. Uscio nel mezzo, altro a sinistra.
(Rodolfo guarda meditabondo fuori della finestra. Marcello lavora al suo quadro: «Il passaggio del Mar Rosso», con le mani intirizzite dal freddo e che egli riscalda alitandovi su di quando in quando, mutando, pel gran gelo, spesso posizione.)

Marcello
(seduto, continuando a dipingere)
Questo Mar Rosso - mi ammollisce e assidera
come se addosso - mi piovesse in stille.
(Si allontana dal cavalletto per guardare il suo quadro.)
Per vendicarmi, affogo un Faraon!
(Torna al lavoro. A Rodolfo:)
Che fai?

Rodolfo
(volgendosi un poco)
Nei cieli bigi
guardo fumar dai mille
comignoli Parigi
(additando il camino senza fuoco)
e penso a quel poltrone
di un vecchio caminetto ingannatore
che vive in ozio come un gran signore.

Marcello
Le sue rendite oneste
da un pezzo non riceve.

Rodolfo
Quelle sciocche foreste
che fan sotto la neve?

Marcello
Rodolfo, io voglio dirti un mio pensier profondo:
ho un freddo cane.

Rodolfo
(avvicinandosi a Marcello)
Ed io, Marcel, non ti nascondo
che non credo al sudore della fronte.

Marcello
Ho diacciate
le dita quasi ancora le tenessi immollate
giù in quella gran ghiacciaia che è il cuore di Musetta...
(Lascia sfuggire un lungo sospirone, e tralascia di dipingere, deponendo tavolozza e pennelli.)

Rodolfo
L'amore è un caminetto che sciupa troppo...

Marcello
... e in fretta!

Rodolfo
... dove l'uomo è fascina...

Marcello
... e la donna è l'alare...

Rodolfo
... l'una brucia in un soffio...

Marcello
... e l'altro sta a guardare.

Rodolfo
Ma intanto qui si gela...

Marcello
... e si muore d'inedia!...

Rodolfo
Fuoco ci vuole...

Marcello
(afferrando una sedia e facendo atto di spezzarla)
Aspetta... sacrifichiam la sedia!
(Rodolfo impedisce con energia l'atto di Marcello.)
(Ad un tratto Rodolfo esce in un grido di gioia ad un'idea che gli è balenata.)

Rodolfo
Eureka!
(Corre alla tavola e ne leva un voluminoso scartafaccio.)

Marcello
Trovasti?

Rodolfo
Sì. Aguzza
l'ingegno. L'idea vampi in fiamma.

Marcello
(additando il suo quadro)
Bruciamo il Mar Rosso?

Rodolfo
No. Puzza
la tela dipinta. Il mio dramma,
I'ardente mio dramma ci scaldi.

Marcello
(con comico spavento)
Vuoi leggerlo forse? Mi geli.

Rodolfo
No, in cener la carta si sfaldi
e l'estro rivoli ai suoi cieli.
(con importanza)
Al secol gran danno minaccia...
E Roma in periglio...

Marcello
(con esagerazione)
Gran cor!

Rodolfo
(Dà a Marcello una parte dello scartafaccio.)
A te l'atto primo.

Marcello
Qua.

Rodolfo
Straccia.

Marcello
Accendi.
(Rodolfo batte un acciarino accende, una candela e va al camino con Marcello: insieme dànno fuoco a queila parte dello scartafaccio buttato sul focolare, poi entrambi prendono delle sedie e seggono, riscaldandosi voluttuosamente.)

Rodolfo e Marcello
Che lieto baglior!
(Si apre con fracasso la porta in fondo ed entra Colline gelato, intirizzito, battendo i piedi, gettando con ira sulla tavola un pacco di libri legato con un fazzoletto.)

Colline
Già dell'Apocalisse appariscono i segni.
In giorno di vigilia non si accettano pegni!
(Si interrompe sorpreso, vedendo fuoco nel caminetto.)
Una fiammata!

Rodolfo
(a Colline)
Zitto, si dà il mio dramma.

Marcello
... al fuoco.

Colline
Lo trovo scintillante.

Rodolfo
Vivo.
(Il fuoco diminuisce.)

Colline
Ma dura poco.

Rodolfo
La brevità, gran pregio.

Colline
(levandogli la sedia)
Autore, a me la sedia.

Marcello
Presto. Questi intermezzi fan morire d'inedia.

Rodolfo
(Prende un'altra parte dello scartafaccio.)
Atto secondo.

Marcello
(a Colline)
Non far sussurro.
(Rodolfo straccia parte dello scartafaccio e lo getta sul camino: il fuoco si ravviva. Colline avvicina ancora più la sedia e si riscalda le mani: Rodolfo è in piedi, presso ai due, col rimanente dello scartafaccio.)

Colline
Pensier profondo!

Marcello
Giusto color!

Rodolfo
In quell'azzurro - guizzo languente
Sfuma un'ardente - scena d'amor.

Colline
Scoppietta un foglio.

Marcello
Là c'eran baci!

Rodolfo
Tre atti or voglio - d'un colpo udir.
(Getta al fuoco il rimanente dello scartafaccio.)

Colline
Tal degli audaci - I'idea s'integra.

Tutti
Bello in allegra - vampa svanir.
(Applaudono entusiasticamente: la fiamma dopo un momento diminuisce.)

Marcello
Oh! Dio... già s'abbassa la fiamma.

Colline
Che vano, che fragile dramma!

Marcello
Già scricchiola, increspasi, muore.

Colline e Marcello
(Il fuoco è spento.)
Abbasso, abbasso l'autore.
(Dalla porta di mezzo entrano due Garzoni, portando l'uno provviste di cibi, bottiglie di vino, sigari, e l'altro un fascio di legna. Al rumore, i tre innanzi al camino si volgono e con grida di meraviglia si slanciano sulle provviste portate dal garzone e le depongono sul tavolo. Colline prende la legna e la porta presso il caminetto: comincia a far sera.)

Rodolfo
Legna!

Marcello
Sigari !

Colline
Bordò!

Tutti
Le dovizie d'una fiera
il destin ci destinò.
(I garzoni partono.)

Schaunard
(Entra dalla porta di mezzo con aria di trionfo, gettando a terra alcuni scudi.)
La Banca di Francia
per voi si sbilancia.

Colline
(raccattando gli scudi insieme a Rodolfo e Marcello)
Raccatta, raccatta!

Marcello
(incredulo)
Son pezzi di latta!...

Schaunard
(mostrandogli uno scudo)
Sei sordo?... Sei lippo?
Quest'uomo chi è?

Rodolfo
(inchinandosi)
Luigi Filippo!
M'inchino al mio Re!

Tutti
Sta Luigi Filippo ai nostri pie'
(Depongono gli scudi sul tavolo. Schaunard vorrebbe raccontare la sua fortuna, ma gli altri non lo ascoltano: vanno e vengono affaccendati disponendo ogni cosa sul tavolo.)

Schaunard
Or vi dirò: quest'oro, o meglio argento,
ha la sua brava storia...

Marcello
(ponendo la legna nel camino)
Riscaldiamo
il camino!

Colline
Tanto freddo ha sofferto.

Schaunard
Un inglese... un signor... lord o milord
che sia, voleva un musicista...

Marcello
(gettando via il pacco di libri di Colline dal tavolo)
Via!
Prepariamo la tavola!

Schaunard
Io? volo!

Rodolfo
L'esca dov'è?

Colline
Là.

Marcello
Qua.
(Accendono un gran fuoco nel camino.)

Schaunard
E mi presento.
M'accetta: gli domando...

Colline
(mettendo a posto le vivande)
Arrosto freddo!

Marcello
(mentre Rodolfo accende l'altra candela)
Pasticcio dolce!

Schaunard
A quando le lezioni?...
Risponde: «Incominciam...
Guardare!» (e un pappagallo m'addita al primo piano),
poi soggiunge: «Voi suonare
finché quello morire!».

Rodolfo
Fulgida folgori la sala splendida.

Marcello
(Mette le due candele sul tavolo )
Or le candele!

Schaunard
E fu così:
Suonai tre lunghi dì...
Allora usai l'incanto
di mia presenza bella...
Affascinai l'ancella...
Gli propinai prezzemolo!...
Lorito allargò l'ali,
Lorito il becco aprì,
da Socrate morì!
(Vedendo che nessuno gli bada, afferra Colline che gli passa vicino con un piatto.)

Colline
Pasticcio dolce!

Marcello
Mangiar senza tovaglia?

Rodolfo
(levando di tasca un giornale e spiegandolo)
Un'idea...

Colline e Marcello
Il «Costituzional!»

Rodolfo
Ottima carta...
Si mangia e si divora un'appendice !

Colline
Chi?!...

Schaunard
(urlando indispettito)
Che il diavolo vi porti tutti quanti!
(Poi, vedendoli in atto di mettersi a mangiare il pasticcio freddo:)
Ed or che fate?
(Con gesto solenne stende la mano sul pasticcio ed impedisce agli amici di mangiarlo; poi leva le vivande dal tavolo e le mette nel piccolo armadio.)
No! Queste cibarie
sono la salmeria
pei dì futuri
tenebrosi e oscuri.
Pranzare in casa
il dì della vigilia
mentre il Quartier Latino le sue vie
addobba di salsicce e leccornie?
Quando un olezzo di frittelle imbalsama
le vecchie strade?

Marcello, Rodolfo e Colline
(Circondano ridendo Schaunard.)
La vigilia di Natal!

Schaunard
Là le ragazze cantano contente
ed han per eco ognuna uno studente!
Un po' di religione, o miei signori:
si beva in casa, ma si pranzi fuori.
(Rodolfo chiude la porta a chiave, poi tutti vanno intorno al tavolo e versano il vino. Si bussa alla porta: s'arrestano stupefatti.)

Benoît
(di fuori)
Si può?

Marcello
Chi è là?

Benoît
Benoît!

Marcello
Il padrone di casa!
(Depongono i bicchieri.)

Schaunard
Uscio sul muso.

Colline
(Grida:)
Non c'è nessuno.

Schaunard
È chiuso.

Benoît
Una parola.

Schaunard
(Dopo essersi consultato cogli altri, va ad aprire.)
Sola!

Benoît
(Entra sorridente: vede Marcello e mostrandogli una carta dice:)
Affitto !

Marcello
(ricevendolo con grande cordialità)
Olà !
Date una sedia.

Rodolfo
Presto.

Benoît
(schermendosi)
Non occorre. Vorrei...

Schaunard
(Insistendo con dolce violenza, lo fa sedere.)
Segga.

Marcello
Vuol bere?
(Gli versa del vino).

Benoît
Grazie.

Rodolfo e Colline
Tocchiamo.
(Tutti bevono. Benoît, Rodolfo, Marcello e Schaunard seduti, Colline in piedi. Benoît depone il bicchiere e si rivolge a Marcello mostrandogli la carta.)

Benoît
Questo
è l'ultimo trimestre .

Marcello
(con ingenuità)
Ne ho piacere.

Benoît
E quindi...

Schaunard
(interrompendolo)
Ancora un sorso.
(riempie i bicchieri.)

Benoît
Grazie.

I quattro
(toccando con Benoît)
Alla sua salute!
(Si siedono e bevono. Colline va a prendere lo sgabello presso il cavalletto e si siede anche lui.)

Benoît
(riprendendo con Marcello)
A lei ne vengo
perché il trimestre scorso
mi promise...

Marcello
Promisi ed or mantengo.
(mostrando a Benoît gli scudi che sono sul tavolo)

Rodolfo
(con stupore, piano a Marcello)
Che fai?...

Schaunard
(come sopra)
Sei pazzo?

Marcello
(a Benoît, senza badare ai due)
Ha visto? Or via,
resti un momento in nostra compagnia.
Dica: quant'anni ha,
caro signor Benoît?

Benoît
Gli anni?... Per carità!

Rodolfo
Su e giù la nostra età.

Benoît
(protestando)
Di più, molto di più.
(Mentre fanno chiacchierare Benoît, gli riempiono il bicchiere appena egli l'ha vuotato.)

Colline
Ha detto su e giù.

Marcello
(abbassando la voce e con tono di furberia)
L'altra sera al Mabil...

Benoît
(inquieto)
Eh?!

Marcello
L'hanno colto
in peccato d'amore.

Benoît
Io?

Marcello
Neghi.

Benoît
Un caso.

Marcello
(lusingandolo)
Bella donna!

Benoît
(mezzo brillo, con subito moto)
Ah! molto.

Schaunard
(Gli batte una mano sulla spalla.)
Briccone !

Colline
Seduttore !
(Fa lo stesso sull'altra spalla.)

Rodolfo
Briccone !

Marcello
(magnificando)
Una quercia!... un cannone! il crin ricciuto
e fulvo.

Rodolfo
L'uomo ha buon gusto.

Marcello
Ei gongolava arzillo, pettoruto.

Benoît
(ringalluzzito)
Son vecchio, ma robusto.

Colline, Schaunard e Rodolfo
(con gravità ironica)
Ei gongolava arzuto e pettorillo.

Marcello
E a lui cedea la femminil virtù.

Benoît
(in piena confidenza)
Timido in gioventù,
ora me ne ripago... È uno svago
qualche donnetta allegra... e... un po'...
(accenna a forme accentuate)
Non dico una balena,
o un mappamondo,
o un Viso tondo
da luna piena,
ma magra, proprio magra, no e poi no!
Le donne magre sono grattacapi
e spesso... sopraccapi...
e son piene di doglie,
per esempio... mia moglie...
(Marcello dà un pugno sulla tavola e si alza: gli altri lo imitano: Benoît li guarda sbalordito.)

Marcello
(con forza)
Quest'uomo ha moglie
e sconce voglie
ha nel cor!

Gli altri
Orror !

Rodolfo
E ammorba, e appesta
la nostra onesta
magion!

Gli altri
Fuor!

Marcello
Si abbruci dello zucchero.

Colline
Si discacci il reprobo.

Schaunard
(maestoso)
È la morale offesa che vi scaccia!

Benoît
(Allibito, tenta inutilmente di parlare.)
Io di...

Rodolfo, Colline
(Circondano Benoît sospingendolo verso la porta.)
Silenzio!

Benoît
(sempre più sbalordito)
Miei signori...

Tutti
Silenzio ! . . .
(spingendo Benoît fuori dalla porta)
Via signore! Via di qua!
(sulla porta guardando verso il pianerottolo sulla scala)
... e buona sera a Vostra signoria.
(ritornando nel mezzo della scena, ridendo)
Ah! ah! ah! ah!

Marcello
(chiudendo l'uscio)
Ho pagato il trimestre.

Schaunard
Al Quartiere Latino ci attende Momus.

Marcello
Viva chi spende!

Schaunard
Dividiamo il bottino!
(Si dividono gli scudi rimasti sul tavolo.)
Rodolfo e Schaunard
Dividiam !

Marcello
(presentando uno specchio rotto a Colline)
Là ci sono beltà scese dal cielo.
Or che sei ricco, bada alla decenza!
Orso, ravviati il pelo.

Colline
Farò la conoscenza
la prima volta d'un barbitonsore.
Guidatemi al ridicolo
oltraggio d'un rasoio.

Marcello, Schaunard e Colline
Andiamo.

Rodolfo
Io resto
per terminar l'articolo
di fondo del Castoro.

Marcello
Fa presto.

Rodolfo
Cinque minuti. Conosco il mestiere.

Colline
Ti aspetterem dabbasso dal portiere.

Marcello
Se tardi, udrai che coro!

Rodolfo
Cinque minuti.
(Prende un lume ed apre l'uscio: Marcello, Schaunard e Colline escono e scendono la scala.)

Schaunard
(uscendo)
Taglia corta la coda al tuo Castoro!

Marcello
(di fuori)
Occhio alla scala. Tienti
alla ringhiera.

Rodolfo
(sul pianerottolo, presso l'uscio aperto, alzando il lume)
Adagio !

Colline
(di fuori)
È buio pesto.
(Le voci di Marcello, Schaunard e Colline si fanno sempre più lontane)

Schaunard
Maledetto portier!
(Rumore d'uno che ruzzola).

Colline
Accidenti!

Rodolfo
(sull'uscio)
Colline, sei morto?

Colline
(lontano, dal basso della scala)
Non ancor!

Marcello
(più lontano)
Vien presto!
(Rodolfo chiude l'uscio, depone il lume, sgombra un angolo del tavolo, vi colloca calamaio e carta, poi siede e si mette a scrivere dopo aver spento l'altro lume rimasto acceso: si interrompe, pensa, ritorna a scrivere, s'inquieta, distrugge lo scritto e getta via la penna.)

Rodolfo
(sfiduciato)
Non sono in vena.
(Si bussa timidamente all'uscio.)
Chi è là?

Mimì
(di fuori)
Scusi.

Rodolfo
(alzandosi)
Una donna!

Mimì
Di grazia, mi si è spento il lume.

Rodolfo
(Corre ad aprire.)
Ecco.

Mimì
(sull'uscio, con un lume spento in mano ed una chiave)
Vorrebbe... ?

Rodolfo
S'accomodi un momento.

Mimì
Non occorre.

Rodolfo
(insistendo)
La prego, entri.
(Mimì, entra, ma subito è presa da soffocazione.)

Rodolfo
(premuroso)
Si sente male?

Mimì
No... nulla.

Rodolfo
Impallidisce !

Mimì
(presa da tosse)
Il respir... Quelle scale...
(Sviene, e Rodolfo è appena a tempo di sorreggerla ed adagiarla su di una sedia, mentre dalle mani di Mimì cadono candeliere e chiave.)

Rodolfo
(imbarazzato)
Ed ora come faccio?...
(Va a prendere dell'acqua e ne spruzza il viso di Mimì.)
Così !
(guardandola con grande interesse)
Che viso da malata!
(Mimì rinviene.)
Si sente meglio?

Mimì
(con un filo di voce)
Sì.

Rodolfo
Qui c'è tanto freddo. Segga vicino al fuoco.
(Mimì fa cenno di no.)
Aspetti.. un po' di vino...

Mimì
Grazie...

Rodolfo
(Le dà il bicchiere e le versa da bere.)
A lei.

Mimì
Poco, poco.

Rodolfo
Così?

Mimì
Grazie.
(Beve.)

Rodolfo
(ammirandola)
(Che bella bambina!)

Mimì
(Levandosi, cerca il suo candeliere.)
Ora permetta
che accenda il lume. È tutto passato.

Rodolfo
Tanta fretta?

Mimì
Sì.
(Rodolfo scorge a terra il candeliere, lo raccoglie, accende e lo consegna a Mimì senza far parola.)

Mimì
Grazie. Buona sera.
(S'avvia per uscire.)

Rodolfo
(L'accompagna fino all'uscio.)
Buona sera.
(Ritorna subito al lavoro.)

Mimì
(Esce, poi riappare sull'uscio che rimane aperto.)
Oh ! sventata !
La chiave della stanza
dove l'ho lasciata?

Rodolfo
Non stia sull'uscio; il lume vacilla al vento.
(Il lume di Mimì si spegne.)

Mimì
Oh Dio! Torni ad accenderlo.

Rodolfo
(Accorre colla sua candela per riaccendere quella di Mimì, ma avvicinandosi alla porta anche il suo lume si spegne e la camera rimane buia.)
Oh Dio!... Anche il mio s'è spento!

Mimì
(Avanzandosi a tentoni, incontra il tavolo e vi depone il suo candeliere.)
E la chiave ove sarà?...

Rodolfo
(Si trova presso la porta e la chiude.)
Buio pesto!

Mimì
Disgraziata!

Rodolfo
Ove sarà?

Mimì
Importuna è la vicina...

Rodolfo
(Si volge dalla parte ove ode la voce di Mimì.)
Ma le pare?...

Mimì
(Ripete con grazia, avanzandosi ancora cautamente.)
Importuna è la vicina...
(Cerca la chiave sul pavimento, strisciando i piedi.)

Rodolfo
Cosa dice, ma le pare!

Mimì
Cerchi.

Rodolfo
Cerco.
(Urta nel tavolo, vi depone il suo candeliere e si mette a cercare la chiave brancicando le mani sul pavimento.)

Mimì
Ove sarà?...

Rodolfo
(Trova la chiave e lascia sfuggire una esclamazione, poi subito pentito mette la chiave in tasca.)
Ah !

Mimì
L'ha trovata?...

Rodolfo
No !

Mimì
Mi parve...

Rodolfo
In verità...

Mimì
(Cerca a tastoni.)
Cerca?

Rodolfo
Cerco !
(Finge di cercare, ma guidato dalla voce e dai passi di Mimì, tenta di avvicinarsi ad essa che, china a terra, cerca sempre tastoni: in questo momento Rodolfo si è avvicinato ed abbassandosi esso pure, la sua mano incontra quella di Mimì )

Mimì
(sorpresa)
Ah!

Rodolfo
(tenendo la mano di Mimì, con voce piena di emozione!)
Che gelida manina!
Se la lasci riscaldar.
Cercar che giova? Al buio non si trova.
Ma per fortuna è una notte di luna,
e qui la luna l'abbiamo vicina.
Aspetti, signorina,
le dirò con due parole
chi son, che faccio e come vivo. Vuole?
(Mimì tace: Rodolfo lascia la mano di Mimì, la quale indietreggiando trova una sedia sulla quale si lascia quasi cadere affranta dall'emozione.)
Chi son? Sono un poeta.
Che cosa faccio? Scrivo.
E come vivo? Vivo.
In povertà mia lieta
scialo da gran signore
rime ed inni d'amore.
Per sogni, per chimere
e per castelli in aria
l'anima ho milionaria.
Talor dal mio forziere
ruban tutti i gioielli
due ladri: gli occhi belli.
V'entrar con voi pur ora
ed i miei sogni usati
e i bei sogni miei
tosto son dileguati.
Ma il furto non m'accora,
poiché vi ha preso stanza
la dolce speranza!
Or che mi conoscete,
parlate voi. Chi siete?
Via piaccia dir?

Mimì
(È un po' titubante, poi si decide a parlare; sempre seduta.)
Sì.
Mi chiamano Mimì,
ma il mio nome è Lucia.
La storia mia
è breve. A tela o a seta
ricamo in casa e fuori...
Son tranquilla e lieta
ed è mio svago
far gigli e rose.
Mi piaccion quelle cose
che han sì dolce malìa,
che parlano d'amor, di primavere,
di sogni e di chimere,
quelle cose che han nome poesia...
Lei m'intende?

Rodolfo
(commosso)
Sì.

Mimì
Mi chiamano Mimì,
il perché non so.
Sola, mi fo
il pranzo da me stessa.
Non vado sempre a messa,
ma prego assai il Signore.
Vivo sola, soletta
là in una bianca cameretta:
guardo sui tetti e in cielo;
ma quando vien lo sgelo
il primo sole è mio
il primo bacio dell'aprile è mio!
Germoglia in un vaso una rosa...
Foglia a foglia la spio!
Cosi gentile
il profumo d'un fiore!
Ma i fior ch'io faccio, ahimè! non hanno odore.
Altro di me non le saprei narrare.
Sono la sua vicina
che la vien fuori d'ora a importunare.

Schaunard
(dal cortile)
Ehi ! Rodolfo !

Colline
Rodolfo !

Marcello
Olà. Non senti?
(Alle grida degli amici, Rodolfo s'impazienta.)
Lumaca !

Colline
Poetucolo !

Schaunard
Accidenti
al pigro!
(Sempre più impaziente, Rodolfo a tentoni si avvia alla finestra e l'apre spingendosi un poco fuori per rispondere agli amici che sono giù nel cortile: dalla finestra aperta entrano i raggi lunari, rischiarando così la camera.)

Rodolfo
(alla finestra)
Scrivo ancor tre righe a volo.

Mimì
(avvicinandosi un poco alla finestra)
Chi sono?

Rodolfo
(a Mimì)
Amici.

Schaunard
Sentirai le tue.

Marcello
Che te ne fai lì solo?

Rodolfo
Non sono solo. Siamo in due.
Andate da Momus, tenete il posto,
ci saremo tosto.
(Rimane alla finestra, onde assicurarsi che gli amici se ne vanno.)

Marcello, Schaunard e Colline
(allontanandosi)
Momus, Momus, Momus,
zitti e discreti andiamocerle via.
Momus, Momus, Momus, il poeta
trovò la poesia.
(Mimì si è avvicinata ancor più alla finestra per modo che i raggi lunari la illuminano: Rodolfo, volgendosi, scorge Mimì avvolta come da un nimbo di luce, e la contempla, quasi estatico.)

Rodolfo
O soave fanciulla, o dolce viso
di mite circonfuso alba lunar
in te, vivo ravviso
il sogno ch'io vorrei sempre sognar!
(cingendo con le braccia Mimì)
Fremon già nell'anima
le dolcezze estreme,
nel bacio freme amor!
(La bacia.)

Mimì
(assai commossa)
Ah! tu sol comandi, amor!...
(quasi abbandonandosi)
(Oh! come dolci scendono
le sue lusinghe al core...
tu sol comandi, amore!...)

Mimì
(svincolandosi)
No, per pietà!

Rodolfo
Sei mia!

Mimì
V'aspettan gli amici...

Rodolfo
Già mi mandi via?

Mimì
(titubante)
Vorrei dir... ma non oso...

Rodolfo
(con gentilezza)

Mimì
(con graziosa furberia)
Se venissi con voi?

Rodolfo
(sorpreso)
Che?... Mimì?
(insinuante)
Sarebbe così dolce restar qui.
C'è freddo fuori.

Mimì
(con grande abbandono)
Vi starò vicina!...

Rodolfo
E al ritorno?

Mimì
(maliziosa)
Curioso!

Rodolfo
(Aiuta amorosamente Mimì a mettersi lo scialle.)
Dammi il braccio, mia piccina.

Mimì
(Dà il braccio a Rodolfo.)
Obbedisco, signor!
(S'avviano sottobraccio alla porta d'uscita.)

Rodolfo
Che m'ami di'...

Mimì
(con abbandono)
Io t'amo!

Rodolfo
Amore !

Mimì
Amor!

Atto 2.


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